Terapia endodontica dopo necrosi post-traumatica

2022-09-16 17:58:49 By : Ms. Rightint Rightint

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Il paziente B. P. di anni 43, a seguito di un sinistro stradale in motocicletta, ha riportato un trauma facciale con interessamento del terzo medio e inferiore. Questo perché privo di protezione integrale. Parlando con i colleghi di primo intervento, è emerso che la percentuale di lesioni del massiccio facciale, in caso di incidenti motociclistici, è particolarmente alta, proprio per lo scarso uso dell’integrale, reputato erroneamente superfluo da alcuni centauri. L’osservazione può apparire scontata, ma i dati sono incontrovertibili. Dopo ricovero in osservazione in pronto soccorso e aver stabilito con esami strumentali l’assenza di complicanze, viene inviato alla nostra osservazione per una valutazione diagnostico-terapeutica. L’otorinolaringoiatra farà le dovute valutazioni sul trauma nasale.

Anche se datata (1945), la classificazione di Ellis è ancora impiegata e utile per l’inquadramento: Cl 1) frattura coronale semplice dello smalto Cl 2) frattura coronale di smalto e dentina Cl 3) frattura coronale con esposizione pulpare Cl 4) frattura coronale con necrosi pulpare Cl 5) avulsione Cl 6) frattura coronale totale (extra-alveolare) Cl 7) lussazione (estrusiva o intrusiva) Cl 8) frattura coronale totale

Dopo aver valutato con i test classici la vitalità, che risulta negativa, segnaliamo al paziente che la trans-illuminazione dimostra diverse linee di interruzione dello smalto coronale quindi, al momento, su legittima richiesta dell’interessato, ci limitiamo alla semplice ricostruzione con materiale composito, spiegando al paziente che le valutazioni vanno verificate con seriati controlli nel tempo (necrosi tardiva). Come da protocollo attendiamo 6-8 settimane, anche perché ben sappiamo che i test iniziali, eseguiti subito dopo una lesione traumatica, frequentemente danno risultati negativi: tali risultati potrebbero solo indicare una mancanza transitoria di risposta pulpare dovuta allo shock traumatico. Controlli di follow-up sono necessari per monitorare lo stato pulpare definitivo.

Esistono diverse procedure, ognuna delle quali ha una propria sensibilità, specificità e precisione. Queste sono ancora tuttavia controverse, sono stati infatti proposti stimoli meccanici, stimoli termici, test elettrici e fluometria laser-doppler (LDF). Certo è che la comparsa di una grave discromia nella regione del colletto di 1.1, come nel nostro caso (figg. 10, 11 e 12) risulta patognomonica di necrosi pulpare, non lasciandoci alternative all’endodonzia, prevista infatti come primo intervento terapeutico. Procediamo pertanto all isolamento del campo e trattamento canalare di 1.1 con la tecnica Thermafil, quindi strumenti manuali prima e rotanti poi, con la variante di aggiungere una sorta di “condensazione laterale” con un comune spreader, creando lo spazio all’inserimento di altri Thermafil, nel nostro caso un master da 60 e due accessori da 20 (fig. 15).

Questo ci ha aiutato a ottenere un riempimento tridimensionale più definito. Volutamente non inseriamo, al momento, un perno in fibra. Monitoriamo il paziente con visite e documentazione strumentale per intervento peritale, avendo cura di informarlo sulle possibili evoluzioni (calcificazioni, infezioni peri-radicolari, riassorbimenti esterni-interni). Alle valutazioni successive, gli altri elementi interessati dal trauma risultano reattivi e la modesta mobilità iniziale è completamente rientrata. Il caso, di semplice conservativa, rappresenta il “primo approccio” al paziente traumatizzato e richiede visite a tempi prestabiliti con documentazione radiologica e fotografica per non incorrere in errori di sottovalutazione, lasciando così porte aperte a ogni possibile alternativa terapeutica.

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