Prima Ora

2022-07-15 17:55:08 By : Mr. Frank pang

Buongiorno. Come ampiamente annunciato, il Movimento Cinque Stelle ieri ha messo mezzo piede fuori dal governo , facendo uscire dall’aula di Montecitorio i suoi deputati al momento del voto sul decreto Aiuti. Dopo che il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha chiesto — incassando anche l’appoggio della Lega — una verifica di maggioranza per capire chi ne faccia ancora parte e per mettere fine alla «logica politicamente ricattatoria » del M5S, il faccia a faccia fuori programma di ieri sera fra il premier Mario Draghi e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , è stato subito interpretato come il segnale che la crisi di governo può essere davvero a un passo . Anche perché, giovedì, il decreto Aiuti sarà al vaglio del Senato, dove i Cinque Stelle potrebbero scegliere di non votare la fiducia. Se quello è l’esito che ha in mente Giuseppe Conte, Draghi pare pronto a salire di nuovo al Colle, ma per dimettersi (del resto, è già stato chiaro sul fatto che «senza M5S questo governo non esiste»). Massimo Franco la chiama la «minaccia del pendolo populista »: Quello che si sta materializzando è lo scenario più temuto: un Movimento allo sbando, in preda alle pulsioni più estremistiche, che minaccia di scaricare paure e conflitti interni su Palazzo Chigi. Il fatto che Silvio Berlusconi rispolveri un concetto del passato come la verifica di maggioranza, sottolinea l’incertezza di questa fase. E la rapidità con la quale Matteo Salvini ha accolto la proposta sembra indicare non tanto la voglia di un nuovo accordo, ma quella di certificare l’impossibilità dell’unità nazionale, magari accelerando la crisi. La previsione è che in caso di defezione dei Cinque Stelle, il probabile contraccolpo sarebbe un’uscita dal governo anche della Lega . Il che ha anche aspetti paradossali, perché, scrive ancora Franco nel suo editoriale, «Draghi si trova a dover fronteggiare una coalizione nella quale a tentare una forzatura destabilizzante non sono formazioni convinte di avviarsi a un trionfo elettorale. Al contrario, si profila una sorta di congiura dei perdenti, illusi di poter salvare almeno una minoranza di seggi separando i propri destini da quelli del governo . È una gara di irresponsabilità, che forse non calcola nemmeno il contraccolpo che una crisi avrebbe sull’immagine dell’Italia schierata in prima fila contro l’aggressione di Vladimir Putin all’Ucraina». Che il premier sia irritato — al punto di lasciarsi sfuggire un «ne ho le tasche piene» — non stupisce. Il che non vuol dire che non sia disponibile a un tentativo supplementare di portare avanti la legislatura, che gli sarà senz’altro stato sollecitato anche dal Colle. «Draghi non molla — scrive Monica Guerzoni — perché nonostante le fortissime tensioni elettorali dei partiti e tra i partiti, resta convinto che l’Italia, scossa dalla pandemia, dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dall’inflazione che galoppa, abbia ancora bisogno del suo governo ». Al momento, spiega il quirinalista Marzio Breda, «la soluzione del dilemma è ancora nelle mani di Draghi (che durante il colloquio non ha comunque drammatizzato né minacciato di andarsene) più che in quelle di Mattarella». Perché il capo dello Stato aspetterà «per assumere un’iniziativa, che si verifichi un passaggio formale, di vera pre-crisi, se non di crisi conclamata. Il che al momento non è avvenuto». Dall’incontro di oggi fra Draghi e i sindacati potrebbe anche arrivare qualche apertura sui temi sociali (il salario minimo?) in grado di indurre i pentastellati a più miti consigli, almeno nell’immediato. Comunque vada a finire, una conclusione, per Franco, la si può già trarre: «la “legislatura populista” sta producendo, nei titoli di coda, i suoi frutti più tossici . E se nemmeno l’innesto di Draghi ha prodotto l’antidoto a questi veleni, è lecito chiedersi che cosa può succedere se e quando si dovesse aprire una stagione diversa». Tutto quanto sopra, nel giorno in cui la russa Gazprom annuncia il taglio di un terzo delle forniture di gas all’Italia e il ministro della Salute, Roberto Speranza, dà il via libera alla quarta dose di vaccino per gli over 60 , nel tentativo di arginare la nuova fiammata della pandemia di Covid-19 (nelle ultime 24 ore, 127 morti). Il taglio del gas russo La riduzione nella fornitura di gas è un effetto collaterale della chiusura — ufficialmente per manutenzione di una decina di giorni — del gasdotto Nord Stream 1 fra Russia e Germania. Ma il timore diffuso è che possa proseguire a lungo, come arma di ricatto di Mosca sull’Europa. L’Italia, spiega Fabio Savelli, al momento è al 64% di riempimento dei depositi di gas ed entro fine ottobre dobbiamo arrivare al 90%. «Siamo 3-4 punti in ritardo rispetto alla tabella di marcia dell’anno scorso, ma in linea con la Germania e poco al di sotto della Francia. Ci corre in soccorso l’estate perché la domanda di gas per l’industria ad agosto crolla». È chiaro, però, che se dal 21 luglio — data prevista di fine dell’intervento di manutenzione — Nord Stream 1 continuasse ad essere inutilizzabile «s’imporrebbero piani di razionamento (...). Ecco perché conviene registrare le analisi dell’Enea sui consumi domestici che pesano per circa il 30% della domanda. Sarebbe possibile risparmiare quasi 2,7 miliardi di metri cubi con alcune misure “comportamentali” come l’abbassamento di un grado dei termostati, dai 20° abituali a 19°, e riducendo di un’ora al giorno l’accensione . Converrà pensarci». Intanto, le prime otto navi straniere sono arrivate nei porti dell’Ucraina per esportare prodotti agricoli , con la Marina militare ucraina impegnata a garantire un trasporto sicuro. Dalla Turchia fanno sapere che ci dovrebbe essere presto un nuovo faccia a faccia fra Erdogan e Putin sul grano ucraino. La quarta dose agli over 60 Una circolare del ministero della Salute ha allargato ai 60enni e ai soggetti vulnerabili di ogni età l’invito ad accettare l’offerta di una quarta dose di vaccino già rivolta a over 80, immunodepressi, ospiti Rsa e fragili sopra i 60. «Non aspettate, siamo in piena ondata. Le evidenze scientifiche ci dicono che così facendo ci proteggiamo da ospedalizzazioni e malattia grave, specie anziani e fragili. Prenotate nelle prossime ore », l’esortazione del ministro Roberto Speranza. Intanto, però, Cristina Marrone segnala che «sulle misure ad hoc per la scuola non ci sono novità. Non esistono linee guida dedicate, non ci sono aggiornamenti sui protocolli di sicurezza e soprattutto non ci sono investimenti sulla ventilazione meccanica controllata (Vmc) che ora, seppur in forte ritardo, anche il mondo medico-scientifico chiede a gran voce. Con la scuola siamo fermi alle raccomandazioni di quello che fu il Cts, e cioè aprire le finestre e indossare le mascherine chirurgiche, meglio però se Ffp2 ». Altre notizie importanti • È stata ufficializzata la fusione tra l’italiana Autogrill e la svizzera Dufry . «Questo accordo ci sta offrendo una nuova visione internazionale» spiega Alessandro Benetton, che con Edizione diventerà il primo socio con il 20% di quote. Nasce un leader mondiale che punta a ricavi da 12 miliardi , operando in 75 Paesi con 60 mila addetti che serviranno 2,3 miliardi di passeggeri e automobilisti. • La foto che vedete in apertura è la prima che il presidente americano Joe Biden ha scelto per mostrare le capacità straordinarie del nuovo telescopio spaziale James Webb. Ritrae il gruppo di galassie noto con la sigla SMACS 0723, lontano 5 miliardi di anni luce . Un viaggio («storico» per Biden) ai confini del tempo e dello spazio: quell'ammasso di galassie, spiega Giovanni Caprara, «funziona come una lente grazie alla forza gravitazionale espressa dalla sua massa facendo vedere altre stelle più lontane. E sia l’ammasso che il mondo nascosto dietro sono ora visibili con un dettaglio prima impossibile rivelando appunto la potenza del nuovo telescopio che guarda il cielo più remoto nella radiazione infrarossa». • Il sistema produttivo e l’occupazione sono tornati all’incirca ai livelli del 2019 , precedenti il Covid, ma negli ultimi due anni le diseguaglianze sono aumentate, nonostante il massiccio aumento della spesa pubblica abbia evitato divari ancora maggiori e garantito la tenuta della coesione sociale. In prospettiva, bisogna però intervenire con urgenza per aumentare il numero di lavoratori, la qualità del lavoro e delle retribuzioni, così da incrementare le entrate contributive e far fronte alla crescita della spesa, inevitabile in una società che invecchia e dove sta per andare in pensione la generazione dei baby boomers. Questo, in sintesi, il messaggio contenuto nel Rapporto annuale dell’Inps, presentato dal presidente, Pasquale Tridico, alla Camera. Il 40% di tutti i pensionati, ovvero 6,4 milioni di persone, ha preso meno di mille euro lordi al mese . E bassi salari significano basse pensioni: con 30 anni di contributi versati e un salario minimo di 9 euro lordi l’ora , un lavoratore potrebbe avere una pensione a 65 anni di circa 750 euro . • Dopo l’inferno di sabato scorso, adesso a Torre Spaccata e Centocelle, periferia di Roma, scatta l’allerta diossina . Le prime rilevazioni delle due centraline dell’Arpa Lazio, attivate proprio nel pomeriggio del maxi incendio che ha distrutto tre autodemolitori alla periferia sud est della Capitale, hanno registrato livelli di tossicità nell’aria superiori ai limiti di legge (35 volte il valore di riferimento dell’Oms in ambiente urbano) — anche di benzopirene —, mentre la centrale di rilevazione delle polveri sottili a Cinecittà, a 600 metri dal rogo, ha fatto segnare il massimo per la Capitale di Pm10, ma comunque più basso della soglia di rischio. (Quanto alla questione del termovalorizzatore, ne abbiamo parlato nella nostra Rassegna) • Il corrispondente da Londra, Luigi Ippolito, illustra la «grande corsa multietnica» per guidare la Gran Bretagna dopo la caduta di Boris Johnson.

• Alla passerella finale del concorso di bellezza di Jesolo ha sfilato con pantaloni e giacca chiusa, gli abiti che indossava quando fu aggredita a Padova nel 2019 . È la storia di forza e coraggio di Martina Evatore, 20 anni, studentessa di biochimica: «Non è mai colpa di ciò che indossi», ha detto. Elvira Serra l’ha intervistata. • È morto, a 93 anni, Angelo Guglielmi , storico direttore di Raitre e ideatore di programmi come Io confesso, Un giorno in pretura, Telefono giallo, Linea rovente, Duello, Camice bianco, Chi l’ha visto?, Samarcanda . Aldo Grasso scrive che «la “tv verità” di Guglielmi compiva insieme tre gesti fondamentali: esibiva la “verità” dei fatti raccontati (si parlava in quel periodo di “neo-neorealismo”), mostrava sé stessa nel suo farsi e si presentava accompagnata da un apparato teorico, da una giustificazione estetica. Col tempo, il mito della “tv verità” si è progressivamente offuscato e la “pretesa di realtà” ha preferito assumere il volto del reality . Conta sempre meno che la tv “dica il vero”, conta sempre di più che la tv, nel suo insieme, sia percepita come vera». • Adesso è ufficiale. Con un doppio comunicato, Francesco Totti e Ilary Blasi hanno annunciato la loro separazione . Tutti i dettagli, i retroscena e gli approfondimenti li trovate sul Corriere di oggi e su Corriere.it. • L’eterno ragazzo è sempre più eterno. Quando avrà 78 anni, Gianni Morandi sarà ancora una volta sul palco del Festival di Sanremo . Cinque serate a fianco del padrone di casa Amadeus per l’edizione del 2023. L’annuncio è stato dato ieri sera al Tg1 delle 20. Da ascoltare Elon Musk si è rimangiato l’offerta da 44 miliardi per comprare Twitter , che crolla in Borsa e annuncia una battaglia legale. Anche se dovesse pagare una grossa penale, l’intera operazione saltata potrebbe rivelarsi lo stesso un affare per Musk, tra popolarità in crescita e vendita di azioni di Tesla. Ma la rottura dell’accordo segna anche il distacco dall’ex presidente Usa Donald Trump, come spiegano Paolo Ottolina e Massimo Gaggi nell’episodio di oggi del podcast Corriere Daily (che potete ascoltare qui). Grazie per aver letto Prima Ora e buon martedì Qui sotto trovate alcuni approfondimenti (Questa newsletter è stata chiusa alle 2.30 ) Se via va, scriveteci gmercuri@rcs.it, langelini@rcs.it, etebano@rcs.it, atrocino@rcs.it

Si vedrà nelle prossime ore quale sarà la ricaduta finale delle convulsioni del M5S. Ma ritenere che un eventuale smarcamento dei grillini possa essere considerato come un fatto numerico senza conseguenze politiche non è verosimile: anche se non fosse formalizzato. Il non voto di ieri dei Cinque Stelle alla Camera sugli aiuti alle famiglie è un brutto precedente. Rafforza l’impressione di una situazione in bilico; e da recuperare, se è ancora possibile, prima che giovedì in Senato si consumi una rottura. Il colloquio privato che nel pomeriggio Mario Draghi ha avuto al Quirinale col capo dello Stato, Sergio Mattarella, va letto come una conferma del loro asse istituzionale e della volontà di non drammatizzare . Ma l’idea che una maggioranza appoggiata dall’esterno dalle truppe di Giuseppe Conte possa andare avanti «perché i numeri comunque ci sono», significherebbe sottovalutare uno strappo grave; e dare per scontato che il governo italiano possa affrontare un periodo di logoramento di qui alle prossime elezioni politiche. Quello che si sta materializzando è lo scenario comunque più temuto: un Movimento allo sbando, in preda alle pulsioni più estremistiche , che minaccia di scaricare paure e conflitti interni su Palazzo Chigi. Il fatto che Silvio Berlusconi rispolveri un concetto del passato come la verifica di maggioranza, sottolinea l’incertezza di questa fase. E la rapidità con la quale Matteo Salvini ha accolto la proposta sembra indicare non tanto la voglia di un nuovo accordo, ma quella di certificare l’impossibilità dell’unità nazionale, magari accelerando la crisi. (Qui il seguito dell’editoriale)

L’inflazione ha cambiato le carte in tavola. Il diario di bordo del sistema Italia prevedeva per il 2022 un anno di crescita grazie alla piena ripartenza delle attività e agli effetti benefici del Pnrr. E infatti il tradizionale derby tra ottimisti e pessimisti aveva questa volta come linea di demarcazione la capacità o meno dell’amministrazione pubblica di «scaricare a terra» i progetti. L’ inflazione, dovuta per la maggior parte alla guerra nell’Est Europa, ha resettato questo scenario e ci costringe ad aggiornare di continuo le fotografie dell’andamento dell’economia reale. Come già sapevamo l’aumento dei prezzi è il peggior nemico dell’equità e della coesione sociale e la conferma sta arrivando puntualmente . Il rischio maggiore è che vada a deprimere quella domanda, che per un combinato disposto di reazione psicologica al biennio della pandemia e di resilienza da parte delle imprese, anche a quattro mesi dall’invasione dell’Ucraina continua a tenere su il Paese. La A4, l’arteria che collega Torino a Trieste nonostante che la benzina abbia più volte superato i 2 euro macina passaggi da record, i Tir sono una presenza ubiqua, i pendolari studiano tattiche per saltare i colli di bottiglia ed è stata lanciata da Altroconsumo addirittura una class action «contro le code in autostrada». I concerti, quale sia la località in cui si tengono, fanno il tutto esaurito, i treni sono pieni, nei ristoranti bisogna prenotare e il commercio al dettaglio ancora a maggio ha fatto segnare +1,9%. Ha destato sensazione nei giorni scorsi un’indagine della Confindustria Piemonte sulle imprese della regione secondo la quale per produzione, ordini e occupazione si prospetta un terzo trimestre 2022 «favorevole». E a chiusura del cerchio vale la pena riportare le dichiarazioni del ministro dell’Economia Daniele Franco all’assemblea dell’Abi: il Pil viaggia ancora sopra il 3%. Gli analisti però si chiedono se questa vitalità non sia frutto di una sorta di effetto-ritardo, se non stiamo confondendo il rimbalzo con la ripresa e se questo livello delle attività reggerà davanti ai colpi dell’inflazione all’8,5%. Un banco di prova importante per un Paese ospitale come il nostro è rappresentato dalla stagione turistica che si preannuncia favorevolissima per la somma degli italiani che hanno voglia di staccare e degli stranieri che non vedono l’ora di tornare nel Belpaese. Ma gli stessi analisti fanno presente una serie di segnali negativi che rischiano di condizionare quanto sopra: camere d’albergo con prezzo triplicato, listini dei voli cari come l’oro . (Qui il seguito dell’intervento)

Sembra che la Germania fornirà una turbina alla Russia per il gasdotto Nord Stream 1, nella speranza che il flusso del gas riprenda. Per alcuni è una violazione delle sanzioni. Se lo aspettava? «Mi aspettavo un ricatto da parte russa», risponde Yuriy Vitrenko, amministratore delegato della società ucraina del gas Naftogaz. «Non mi aspettavo che i tedeschi cedessero così facilmente. Loro stessi sanno che gli argomenti russi sono falsi. Robert Habeck (il ministro dell’Economia di Berlino, ndr) ha detto di aver capito come questa turbina non sia fondamentale per far funzionare Nord Stream 1 e che attraverso il sistema di trasporto del gas ucraino e il gasdotto che passa dalla Polonia si poteva comunque portare gas in Germania in quantità stabili». Quali saranno le conseguenze politiche dell’aver ceduto? «Putin ora sa che ricattare funziona. Quindi aspettiamoci da lui altri ricatti». Quali, per esempio? «Chiederà qualcos’altro. Ha provato a vedere se la Germania era pronta a violare le regole per il suo bisogno di gas. L’ha messa alla prova per capire se era pronta ad affrontare le misure necessarie a ridurre i consumi di energia e ha capito che poteva ricattarla. Quindi presenterà sempre nuove richieste». Ma Putin sta ricattando anche l’Ucraina e l’Italia, perché i flussi attraverso la vostra rete che poi si dirama fino al Tarvisio sono calati... «L’impatto su di noi è notevole, ma non cediamo per questo. Putin ha scatenato questa guerra proprio perché capisce che l’Ucraina non può essere ricattata così facilmente. Neanche noi siamo immuni: stiamo importando gas dal resto d’Europa e soffriamo dei prezzi più alti per la chiusura di Nord Stream 1. Ma crediamo che l’Occidente e il mondo intero debbano dimostrare fermezza. Spero che la Germania sappia cosa sta facendo». (L’intervista completa sul Corriere di oggi )

Diciamo la verità: nessuno aveva previsto l’esplosione di contagi di queste settimane . Il virus ancora una volta ci ha preso in contropiede. Speravamo in un crollo della circolazione virale, come avevamo visto nelle due estati passate, e invece è avvenuto esattamente il contrario. L’arrivo di una nuova variante ha spiazzato qualsiasi previsione e cambiato completamente lo scenario. Intanto avevamo dismesso quasi tutte le azioni di prevenzione faticosamente messe in atto in precedenza, mascherine comprese, ripreso una vita praticamente normale e lasciato un po’ al palo i vaccini nell’attesa di un autunno più sereno e con nuovi sieri con i quali immunizzarsi. È bene ora rendersi conto che non è andata così e che il fatto che il virus corra non è una buona cosa . (...) Sarebbe bene passare dal «dimentichiamoci la pandemia» al «cerchiamo di capire come affrontare i diversi possibili scenari che si possono prospettare» e come andare oggi avanti. È inutile e francamente un po’ ipocrita dare raccomandazioni generali che nessuno poi rispetterà , mentre abbiamo ben visto come gli italiani si siano adeguati a comportamenti più che responsabili quando correttamente indirizzati. Anche negli ospedali serve una parola di chiarezza: continuiamo a avere aree solo Covid o diamo spazio e approviamo ufficialmente le cosiddette «bolle» nei reparti puliti? Se ben gestite, il rischio di contagio per gli altri pazienti è minimo, ma certo vanno adottate tutte le misure preventive del caso e monitorati gli andamenti epidemiologici nelle strutture. La sanità e soprattutto gli ospedali devono attrezzarsi per un nuovo scenario , nel quale poter gestire i pazienti con problemi chirurgici e internistici positivi al virus senza ritardarne diagnosi e terapie e senza rallentare le altre attività. Non è impossibile farlo anche se richiede un ripensamento delle nostre strutture ospedaliere , in questi due anni abbiamo imparato molto: bisogna prevedere stanze a pressione negativa nei reparti di degenza (è una modalità di ventilazione dell’aria che riduce il rischio infettivo e si usa già in molte situazioni, come quando si ricoverano pazienti con tubercolosi polmonare), studiare percorsi distinti «sporco e pulito» o capire se sia invece possibile farne a meno, fare lavorare le camere operatorie e i servizi (radiologie, endoscopie, ecc.) con slot di orari distinti per tipi di pazienti, e così via. (Qui l’articolo completo)

L’estate arriva sempre prima e non solo per il caldo torrido di questi giorni. Sembra quasi che la stagione «estrema» renda evidenti le contraddizioni più estreme. Prendiamo il caso delle spiagge e delle roventi polemiche sulle concessioni balneari. Al di là del merito e delle legittime posizioni dei contendenti è proprio difficile far passare il concetto che l’ultimo pezzetto di terra che ci separa dal mare è di tutti . O che per arrivare a toccare l’agognato rinfresco salino bisogna trovare un modo per raggiungerlo e gli sbarramenti con tanto di guardiani sono fuori di testa oltre ad essere fuori legge. D’altronde in quest’estate precoce c’è toccato vedere anche l’imposizione ai bagnanti di non portarsi bibite o panini da casa per obbligarli a rifornirsi al chiosco . Se ci allontaniamo dalla spiaggia e torniamo nei centri storici delle nostre città il clima non cambia: in una piccola stradina di Trastevere, cuore della capitale, è stato introdotto un particolarissimo divieto di accesso. Alle auto direte voi, ai motorini? No, a tutti, pedoni compresi. Fatta eccezione naturalmente per quelli diretti al ristorante che con i suoi tavolini ha occupato l’intera sede stradale. Farne una questione di merito ci porterebbe molto lontano, sui concetti di bene pubblico, di interesse privato e la fatica di renderli compatibili. Facciamone una questione semantica: come potremmo chiamarli questi estorsori di spazi che non gli appartengono? Io li chiamerei aristopratici , neologismo per unire chi aspira ad una società aristocratica dove sono in pochi a comandare (e spesso non sono neanche i migliori) e «pratici» perché il loro interesse viene prima di qualunque altra esigenza . Sono caratteri che portiamo nei geni ereditari. Da quando un lontanissimo trisavolo, armato di una clava, risolse alcune questioni aperte con i vicini che erano troppi e troppo vicini, bastonandoli. E le clave, oggi, sarebbero proibite.

Ebbene sì, c’è un galateo del colophon, c’è una cortesia delle note e delle bibliografie, e c’è, fondamentale, la cura dei dettagli, depositari dell’eleganza e nascondigli di Dio. Parola di Franco Maria Ricci, l’editore più elegante e snob che abbiamo conosciuto , uno di quegli editori, come Vanni Scheiwiller e pochi altri, che fanno gli editori anche di domenica. E la domenica Ricci era anche bibliofilo e collezionista . Nato a Parma nel 1937, FMR (che oltre a essere la sua sigla era, ed è tornata a essere, la sua raffinatissima rivista) è morto nel 2020 a Fontanellato, sede della sua casa editrice, avviata con due operai e un apprendista. Per Ricci, la forma (il bello) coincide esattamente con il contenuto e viceversa , per lui il libro ha a che fare con Dio e non solo perché, come diceva, «i grandi monoteismi sono religioni bibliofile». Come ha ricordato Giovanni Mariotti – suo braccio destro sin dalla metà degli anni 60 – FMR riusciva a parlare di caratteri Bodoni seduto in un bar di Milano mentre fuori sfilavano cortei di protesta che inneggiavano a Marx e a Lenin. Ora, l’occasione di ricordare FMR ci viene offerta da un altro editore che fa l’editore anche la domenica, Vincenzo Campo, con le sue Edizioni Henry Beyle. Che ci propongono, a cura di Stefano Salis, Farfalle agli antipodi , una scelta degli editoriali scritti da FMR per la sua rivista tra il 1983 e il 2001. Ed è un prezioso libretto che FMR avrebbe amato. Sono brevi testi come incisi in un marmo di chiarezza cristallina sempre lievemente ironica . A cominciare dal primo, accompagnato dall’immagine di una miniatura trecentesca: dove si racconta che tre trovatori provenzali si incontrarono per discutere sul caso strano di una dama che contemporaneamente faceva gli occhi dolci a uno dei suoi innamorati, stringeva la mano al secondo e in segreto toccava il piede al terzo. Tema della discussione: a quale dei tre la giovane testimoniava un amore più grande? Ciascuno fa la sua ipotesi. Ma soprattutto: perché FMR in un editoriale racconta questo strano caso? Risposta: «Un editoriale deve essere dedicato anche alle polemiche; non essendocene nessuna, fra le recenti, in cui desiderassi intervenire, ho rievocato questa antica, che spero diverta le “dame” e i “cavalieri”». Un simpatico ripiego. Purtroppo, non c’era ancora, per polemizzare meglio, la scissione del M5S .

In cambio della nostra adorazione, chiediamo ai Famosi ciò che gli antichi non pretendevano nemmeno dagli Dei dell’Olimpo: la fedeltà e l’amore eterni . Dopo Al Bano e Romina, Brad e Angelina, si lasciano Ilary Blasi e Francesco Totti, gettando nello sconforto il Paese reale (nel senso di orfano di una famiglia reale). Tengono botta i Ferragnez, ma prepariamoci. «E adesso come farò a credere ancora nell’amore?» è il mantra che circola tra gli affezionati all’ultima riga delle favole: «E vissero Totti per sempre felici e contenti». Nell’epoca in cui i matrimoni durano meno dei governi, quei due hanno resistito vent’anni, si sono amati e protetti (memorabili le unghiate verbali di lei contro l’ultimo allenatore di lui), hanno messo al mondo tre figli in controtendenza rispetto alle statistiche. Poi l’equilibrio si è rotto, succede anche nelle coppie normali quando uno dei due va in pensione e deve reinventarsi un ruolo. Così sono spuntate le voci su una Noemi per lui e un «giovane aitante» per lei, fino alle dichiarazioni separate di ieri, arrivate a tarda sera — dicono i buontemponi — perché si è voluta attendere la chiusura delle Borse : Gucci, Prada, Chanel... Qualcuno, forse Thomas Mann, sosteneva che nel matrimonio non si deve restare fedeli a una persona, ma a un’istituzione. Però questo non è più il tempo dei doveri e sarebbe assurdo pretendere proprio dai Totti quel «centro di gravità permanente» che tutti faticano a trovare dentro di sé.

Il Punto torna alle 13 con America-Cina e, dopo le 20, con la Rassegna. A domani con Prima Ora