Gas, Eni: «Gazprom riduce le forniture del 15%». La guerra economica e l’impatto per noi- Corriere.it

2022-06-24 17:58:02 By : Mr. Lincoln Wang

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Eni ha appena confermato che «Gazprom ha comunicato una limitata riduzione delle forniture di gas per la giornata di oggi, pari a circa il 15%. Le ragioni della diminuzione non sono state al momento notificate». Lo riferisce un portavoce di Eni interpellato dall’AGI aggiungendo che la società «sta costantemente monitorando la situazione». Da Passo Gries (al confine tra la provincia del Verbano Cusio Ossola e lo svizzero Canton Vallese) intanto arriva in Italia il gas proveniente da Norvegia e Paesi Bassi attraverso il Transitgas, controllato dalla Transitgas AG, società registrata in Svizzera e che fa capo a Swissgas AG (che controlla il 51% della società), Fluxswiss Sagl (46%), Uniper global gommodities AG (3%). Il gasdotto Transitgas si collega con il Trans Europa Naturgas Pipeline a Wallbach (nel Nord della Svizzera, al confine con la Germania) e con la rete GDF-Gaz De France a Rodersdorf (nel Nord-Ovest della Confederazione, al confine con la Francia). Ha una capacità di circa 18 miliardi di metri cubi all’anno (di cui circa 2,5 miliardi sono destinati al mercato svizzero).

La decisione russa di tagliare del 40% i flussi verso la Germania attraverso il gasdotto Nord Stream (ufficialmente per mancanza di ricambi Siemens per effetto delle sanzioni europee) non incide direttamente sulle forniture verso l’Italia attraverso il punto di transito di Passo Gries ma può esserlo indirettamente perché Berlino si trova priva di una parte rilevante di metano ed è costretta a diversificare gli approvvigionamenti pompando maggiormente da Norvegia e Paesi Bassi. Quel che è certo è che senza gas l’Italia rischia di trovarsi in seria difficoltà anche il prossimo inverno.

Gazprom ha annunciato anche che taglierà le forniture di gas alla Germania di un altro 33% . In una nota su Twitter il colosso del gas russo ha detto che da giovedì 16 giugno fornirà 67 milioni di metri cubi da 167 milioni previsti, per l’interruzione di una turbina presso la stazione di compressione di Portovaya. Martedì Gazprom aveva già ridotto del 40% le forniture attribuendo la causa a problemi tecnici legati a pezzi di ricambio della tedesca Siemens che non erano arrivati. Quella del gigante russo è «una strategia che mira a perturbare e far alzare i prezzi», ha dichiarato in una nota il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck. L’obiettivo, secondo Berlino, è «far alzare i prezzi» con i tagli delle forniture di gas all’Europa.

Il gas ci serve per gestire i picchi di domanda giornalieri . Spiega il professor Maurizio Fermeglia, già rettore dell’università di Trieste, che la potenza della rete elettrica nazionale è tarata su un minimo di 30 gigawatt al giorno fino ad un massimo di 50-60 per l’assorbimento dalle grandi utenze industriali. Dunque il sistema elettrico nazionale gestito da Terna deve avere la possibilità di erogare almeno 30 gigawatt di potenza, altrimenti la rete collasserebbe. Venti circa sono garantiti dall’idroelettrico, ma 10-12 devono essere forzatamente garantiti col termoelettrico alimentato a gas. Dunque dal metano non si sfugge e ci vorranno anni per uscire da questa materia prima se anche la Commissione Ue pone al 2030 l’obiettivo di ridurre al 20% la quota di gas necessaria alla generazione di elettricità. Meno è impossibile.

Ieri il presidente di Arera, Stefano Besseghini, in un’audizione in Senato in commissione Industria, ha evidenziato come il riempimento degli stoccaggi nelle ultime settimane sta rallentando. A pesare è l’andamento dei prezzi. «Abbiamo anche approvato nuove misure — ha spiegato il numero uno dell’Authority — e definito i criteri per il ‘contratto a due vie’ da associare alla capacità di stoccaggio e alcune misure per favorire l’uso della capacità nazionale di rigassificazione, alla luce dell’attuale contesto di mercato». Besseghini si riferisce al premio di giacenza, di circa 5 euro a megawattora, concesso agli operatori per spingere gli accumuli di metano per il prossimo inverno.

Al momento «tali misure hanno ad oggi portato a una giacenza di circa 9,5 miliardi di metri cubi, pari a circa il 52% della capacità complessiva». Entro fine settembre però bisogna arrivare al 90% per avere la sufficiente disponibilità per i consumi domestici ed industriali della prossima stagione invernale. Die Gianclaudio Torlizzi, super-esperto di commodity, che «Mosca ha capito che la fase di stoccaggio di gas stava procedendo troppo speditamente in Europa e che, se i flussi fossero proseguiti regolarmente, avrebbe perso il leverage sul mercato il prossimo inverno».

Ora siamo in estate e la domanda è bassa, quindi il sistema di forniture è più lungo. Oggi per esempio si prevede una domanda inferiore ai 150 milioni di metri cubi rispetto a una disponibilità di gas di quasi 200 milioni di metri cubi. Quello che avanza va in stoccaggio (o in minima parte in export). Quindi le eventuali riduzioni di gas russo di breve periodo non hanno impatti sul sistema. Ma quanto durerà?

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