BARI - Rivendica il merito di essere l'amministratore che più di tutti ha fermato le speculazioni edilizie, imposto la riduzione di cubature per costruire e soprattutto contesta uno per uno i dati Ispra sul consumo di suolo, dimostrando, carte alla mano, come molte delle aree calcolate siano in realtà bonifiche o riqualificazioni. Il sindaco Antonio Decaro, di essere indicato per quello che ha portato la città a trasformarsi in un drago distruttore di se stesso, proprio non ci sta e ribatte i dati dell’ultimo rapporto Ispra. Quindi i numeri sull'ultimo Rapporto nazionale sul consumo di suolo sono errati? «Si e lo dimostriamo. Nei valori riportati nelle tabelle si parla di un consumo di suolo, nel 2021, di 116 ettari e non è così. La somma di tutte le aree prese in considerazione per le rilevazioni riguardano solo 19,56 ettari e di questi solo 10,56 ettari sono realmente trasformati. I restanti 9 ettari sono i lavori di bonifica nell'area Stanic, o il riempimento di cave per piantare alberi, o la chiusura di uno scavo esistente a Mungivacca... Non esattamente azioni che consumano suolo. Quindi sì, i dati sono sbagliati e l'ho anche già fatto presente ad Ispra».
Una delle mappe realizzate e inserite nel Rapporto indicano come Bari l'area che nel 2021 ha il 43,12% di suolo amministrativo «consumato», che significa? «Quello che non significa è che è stato fatto nell'ultimo anno. E neanche negli ultimi 8 anni del mio mandato. Se guardo i numeri Ispra del 2006 (anno in cui iniziano le rilevazioni, ndr.) il dato percentuale era al 40,2%, nel 2015 il 42,18%. Ma il motivo è semplice: Bari è una città che ha una superficie territoriale molto piccola e quasi 320mila abitanti. Di conseguenza, che per usi abitativi, di servizio o altro, sia utilizzato il 43% di suolo è assolutamente normale. Anzi, noi siamo un capoluogo di regione, abbiamo un aeroporto, strutture amministrative regionali, strade di accesso, tutte realizzazioni che portano ad un consumo di suolo è assolutamente funzionale. Faccio un esempio: Martina Franca ha un territorio che è più grande di Bari e con molti meno abitanti, quindi magari si costruisce molto di più, senza essere rilevato statisticamente. Il dato Ispra è stratificato, non è neanche colpa di chi era prima di me, ma semplicemente siamo inurbati in un'area piccola». Quindi a conti fatti è un aumento del 3% negli ultimi 16 anni. «Esatto. Con io che sono sindaco solo dal 2014 e che ho da subito puntato a rallentare la tendenza. Quello che deve essere chiaro è che non si costruisce una lottizzazione in questa città, una tendenza che è stata ancor più rallentata con il Piano casa: si preferisce abbattere e ricostruire piuttosto che creare nuove volumetrie».
Al netto di eventuali errori, quale è il dato più rappresentativo Ispra di quanto sta succedendo in città? «Che al 2021 il suolo consumato pro capite è di 158m², il valore più basso in tutta la regione, la metà di Lecce (369,79) e un quarto di Brindisi (556,56)». Ma i dati Ispra da dove arrivano? «Si tratta di foto satellitari che Arpa consegna a Ispra. La sovrapposizione di mappe satellitari da un anno all'altro permette le rilevazioni Ispra, ma nel calderone sono state calcolate azioni che in realtà non riguardano il consumo di suolo, addirittura non trasformazioni. Tra le superfici più ampie ci sono due riempimenti di cave (di 19mila e 23mila m², ndr.), che sono pratiche assolutamente legali, anzi dovute; sono stati rilevati e censiti lavori nell'area industriale, perfino le bonifiche fatte nell'ex area Stanic che da sole pesano per oltre 13mila e 15mila m². Per non parlare di una cosa che ci ha stupito non poco: Ispra definisce superficie trasformata un parco. A Catino abbiamo realizzato il giardino Peppino Impastato con percorsi pedonali, un campo di pallacanestro ed anche quei 16mila m² sono entrati nel novero dei conteggi Ispra». Ma avete avvisato Ispra? «Certo che l'abbiamo fatto. E mi hanno risposto che vedranno di correggere l'anno prossimo, ma intanto vengo indicato quest'anno tra i comuni con superfici di suolo che viene definiti “consumato”, mentre tale non è. Allora cosa era meglio, non bonificare la Stanic? Lasciare Catino senza un parco?». Quindi le trasformazioni non sono cementificazioni? «Assolutamente no. Non ci sono cementificazioni. Stiamo avviando bonifiche, facendo parchi, non sicuramente costruendo. Ma quello che sembra è che stiamo consumando suolo per fare palazzi e non è così. Le uniche costruzioni che stiamo facendo sono i progetti legati al Piano casa, che sono l'antitesi del consumo di suolo, perché se abbiamo una costruzione di 100m³ significa che preesisteva un'altra costruzione di almeno 70-75m³. E quando si costruisce con il Piano casa, diminuisce l'impronta a terra».
Il Piano casa è una normativa non della vostra amministrazione, quali sono invece le vostre strategie? «Noi abbiamo fatto delibere per limitare il Piano casa, togliendo dalle aree interessate la zona industriale e artigianale, quello che tanti altri non hanno fatto. Una scelta fatta dal primo giorno, una decisione che poi ha accolto anche il Governo. Quindi siamo noi che abbiamo dettato delle strategie. Perché il mio obiettivo è che “non si può sempre monetizzare”. Esattamente il contrario di chi invece vuole permettere le speculazioni. E per riuscire ad ottenere questo mi sono imposto ed esposto personalmente. Come quando abbiamo bloccato un emendamento regionale per il quale si sarebbe potuto trasformare uffici in residenze, senza pagare nulla. Se non avessimo bloccato quel tentativo ci saremo trovati con 650mila m² di uffici che sarebbero diventati altro e senza dare area standard, cioè servizi. Fare un'operazione del genere non è facile, tanto è vero che nessun altro comune l'ha fatto. Bari sì. Una scelta che io mi sono sentito di fare per il bene della città». Che la città abbia poche superfici permeabili è comunque un dato. Si vede anche dagli allagamenti. «Gli allagamenti della città di bari è un problema che non riguarda le impermeabilizzazioni di suolo per nuove costruzioni. Gli allagamenti sono legati a strade urbane che in tutto sono lunghe 1700 chilometri, mentre c'è una rete di fogna bianca che è di 200 chilometri. Questo significa che mancano 1500 chilometri. Io ho tolto i problemi più grossi, in particolare nei sottopassi e sottovia, grazie anche al lavoro dell'assessore Galasso. Poi c'è un problema che riguarda il lungomare dove i tubi andavano a scaricare direttamente a mare. Ad un certo punto costruiscono Marisabella e scopro che hanno otturato tutti i tubi. Siccome c'è una norma che oggi ci dice che non possiamo più scaricare a mare, li volevamo allungare ma non si può. Quindi l'assessore Galasso ora sta facendo un progetto per vedere di intercettare tutti i tubi interrotti e portarseli sulla dorsale della fogna bianca. Abbiamo appaltato per 5 milioni di euro la fogna bianca al San Paolo e stanno iniziando i lavori per 7 milioni di euro per lavori simili a Carbonara. Stiamo finendo la fogna bianca a Sant'Anna e a spese nostre. Che ci sia un problema di impermeabilizzazione lo sappiamo, stiamo cercando di porre i rimedi possibili». Una permeabilizzazione che non è stata fatta per il Parco Rossani. «Il pavimento che abbiamo aggiunto noi è tutto permeabile. Quello di cemento che c'è è quello della piastra della “Città di Federico”, che forse molti si sono dimenticati. Tutta la Rossani era una grande piastra. Per togliere tutto quel cemento ci sarebbe stato bisogno di 2 milioni di euro, noi abbiamo avuto a disposizione 700mila euro. Ecco perché abbiamo deciso, coinvolgendo anche associazioni e residenti, di togliere quello che si poteva togliere e lasciare lo spessore di due metri, dove poi abbiamo fatto la pista di skateboard. Tanti progetti che in questi anni hanno puntato a trasformare la città li abbiamo fatti molto prima del Pnrr, quando non c'era un euro. Ma ci siamo dimenticati il Patto di stabilità che di fatto aveva bloccato tutto? Ora abbiamo superato quel Patto e grazie anche all'Anci, stiamo partecipando ai bandi. Con il Pnrr ci siamo assicurati un miliardo di euro. Fondi che serviranno a cambiare in meglio la città, non sicuramente a cementificarla».
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